mercoledì 30 giugno 2010

Fare la nanna: Estivill vs Pastafrolla

Faccio outing sui miei metodi (dis)educativi. E' giusto che sappiate come la penso, nel caso a qualcuno sia venuto in mente che io sia un'esperta di Figli e abbia qualcosa di insegnare a chicchessia. Purtroppo per me, l'unica cosa di cui sono esperta è l'infertilità, che mi ha fatto compagnia in maniera più o meno invadente per gli ultimi quindici anni della mia vita, e qualche altro tema di contorno; per il resto sono molto poco accademica e vado dove mi porta il cuore, perciò se mi ascoltate lo fate a vostro rischio e pericolo.

Sono reduce da una seduta di coccole pre-nanna col Cucciolo, e ho finalmente fatto pace con il mondo, che oggi, per tutta la giornata, mi è sembrato un enorme orrido videogame con continui passaggi al livello superiore, sempre più difficile. Una seduta di coccole con un duenne esperto è in grado di trasformare Godzilla in Winnie the Pooh in meno di mezz'ora; è per questo che proprio stasera mi sento di darvi il

Consiglio dis-Educativo numero 1

Lasciate che vostro figlio (piccolo) dorma dove gli pare (non nella cuccia del cane o sullo zerbino di casa però), è un modo di rispettarlo.
Io sono molto fortunata: mio figlio ha deciso di dormire con noi. Mi fa l'onore di stare con la sua schiena contro la mia per ore e ore di notte, qualche volta mi concede perfino di abbracciarmi col suo braccino piccolo e caldo, come fossi il suo Grande Orsacchiotto. Divide equamente le sue attenzioni tra me e il padre, però io sono più fortunata: il papà il più delle volte si becca i piedini in faccia con relativa tallonata sul setto nasale, a me tocca solo qualche testata ogni tanto.

Mio figlio ha scelto così, mia nipote Numero 2 preferisce il suo lettino, mio nipote Numero 3, che tra poco compie un mese, ha manifestato da subito gli stessi gusti del Cucciolo e dorme solo se può stare appiccicato a sua madre. Ma vaaaaaaa?

La nipote Numero 1 non dormiva e punto, passava le notti a giocare col padre. Il nipote Numero 4 pare non avere ancora effettuato un scelta definitiva: è combattuto tra il passare la notte a giocare con la sorellina e dormire appiccicato alla mamma. Pure lui. Ma vaaaaaaaa?

Scusate, ma dove caspita dovrebbe dormire un cucciolo secondo voi? Dove dormono i gattini, i cagnolini, gli scimmiotti, i coniglietti, i delfinetti, i pulcini, i rinocerontini, gli elefantini e i baby porcospini? Addosso alla mamma. Chi gliel'ha mai messa in testa quest'idea? Il codice genetico. I piccoli che preferivano dormire lontano dalla mamma non sono cresciuti a sufficienza per trasmettere il proprio codice genetico alla prole: sono stati mangiati molto prima.

Così quasi tutte le mamme del mondo animale continuano a tenersi vicino la prole durante la notte. Evidentemente non hanno letto Estivill.
Per chi non lo sapesse, il signor Estivill è un medico spagnolo esperto di sonno che ha scritto un libricino di poche pagine intitolato “Fate la nanna”, creando così il Metodo Estivill.

Ho interrotto la scrittura per andare a prendere il libro in questione e poter fare così citazioni precise. L'ho sfogliato e riletto un pò qui un pò là. Penso che meriti di essere commentato quasi riga per riga, quindi non sto a riassumerlo adesso perchè credo gli dedicherò un post intero. Per ora vi lascio solo questa perla di saggezza (a pag. 33 dell'edizione italiana Mandragora 1999)

Sicurezza: ecco la parola magica, la condizione necessaria e sufficiente per far capire al piccolo (di tre mesi, n.d.r.) che rimanere in culla da solo e conciliarsi il sonno coi propri mezzi sono le cose più naturali del mondo.

Con buona pace di gatte, elefantesse, balene & c.

La faccio breve perchè sul sonno e le abitudini ad esso legate si possono scrivere volumi. Vorrei solo che passassero due concetti:

Il primo, che nella maggior parte delle etnie i piccoli dormono con i genitori, è naturale, mentre il fatto di farli dormire in un'altra stanza è culturale. Solo una delle opzioni possibili.

Il secondo, che se un bambino vuole dormire con mamma e papà non è cattivo, è normale. E quello che invece preferisce il lettino non è “bravo”, è uno che preferisce il lettino e punto. I suoi genitori sono stati fortunati e devono essergli grati. Sperando che lo abbia scelto veramente, di dormire da solo, e che non vi sia stato costretto magari lasciandolo a piangere senza toccarlo come insegna il buon Estivill.

Un inciso importante.
Ci sono bambini che non dormono MAI, solo loro sanno come fanno, o dormono di giorno tenendo poi svegli i genitori tutta la notte. Bambini che semplicemente stanno svegli, o si rigirano tutta notte come dei frullini, anche se hanno accesso al lettone. Sono pochi ma esistono, e i loro genitori sono delle larve infelici che fanno una vita orrenda, perchè il mondo non si ferma ad aspettare che si riposino. In questi casi si tratta di sopravvivenza, a mali estremi estremi rimedi e quindi ben venga perfino Estivill, se dovesse funzionare.

Io penso che una cosa sia l'educazione e un'altra sia l'addestramento: qualcuno secondo me ogni tanto li confonde. Le tigri imparano a saltare nel cerchio di fuoco, i bimbi possono imparare a dormire da soli anche se preferiscono non farlo, per carità. Ma a che prezzo, per loro e per i loro genitori? Ne vale la pena?

Questo è un mondo difficile ragazzi, le coccole scarseggiano e gli schiaffoni abbondano, per tutti. E i bambini tra cinque minuti saranno grandi. Il cucciolo che si arrotola caldo contro di voi si trasformerà, prima di quanto crediate, in un omaccione con la barba ispida che verrà a trovarvi solo quando la moglie gliene darà il permesso.

Siete proprio sicuri che volete rinunciare a dormire vicini? Pensateci bene.

Buonanotte

martedì 29 giugno 2010

Gli esami della Fertilità: per Lui

Come dicevo qui, ci sono pochi, fondamentali esami da eseguire per conoscere al più presto la situazione della fertilità di una coppia over 40 (o anche più giovane che non vuole perdere tempo).
Iniziamo da quelli per Lui: è più facile trattandosi, in prima battura, di UN solo importantissimo esame che è lo spermiogramma.


Credo che se fosse indetto un concorso per l'Esame Più Antipatico Dell'Anno, quasi tutti i giurati maschi voterebbero proprio questo -a meno che non abbiano sperimentato una bella visita di controllo alla prostata... allora sarebbe una bella battaglia per il primo posto in classifica!

Eppure si tratta di un test semplicissimo, non invasivo, non doloroso, non costoso, effettuabile anche tramite SSN, che in breve tempo fornisce indicazioni fondamentali e spesso risolutive sulla salute riproduttiva dell'uomo, e sulla possibilità di ricorrere a tecniche di fecondazione assistita se necessario.

A mio parere dovrebbe essere una prassi quella di far effettuare subito lo spermiogramma a Lui, o almeno PRIMA di rivoltare come un calzino Lei. La quale, poveraccia, se le va bene si becca in ogni caso almeno un paio di buchi nel braccio (per i dosaggi ormonali).
La prassi dovrebbe essere che mentre Lei fa i dosaggi ormonali e verifica come stanno le tube e l'utero, Lui accetta di buon grado di tornare un attimo all'adolescenza e farsi una, ehm, pugnetta raccogliendo il seme in un contenitore sterile. Perché di questo si tratta e nulla più.

Alcuni consigli pratici:

  • Prima di tutto, sembra ovvio ma è meglio ripeterlo, seguite pedestremente le indicazioni che vi saranno date dai medici sulle modalità di esecuzione dell'esame. Il numero degli spermatozoi può variare in modo anche ingente e non sempre spiegabile; è importante poter valutare una situazione standard. Non fate di testa vostra. Per esempio, se di recente avete avuto la febbre alta non vi permetteranno di sottoporvi al test, dovrete aspettare almeno 3 mesi. Inutile mentire ai medici per farvelo fare comunque, l'esito sarebbe falsato in peggio, anche drammaticamente! Idem se avete preso certi medicinali. N.B. Per fortuna vale anche il contrario, ovvero esistono integratori che, in tempi brevi, hanno effetti positivi sullo spermiogramma (mi piacerebbe parlarvene presto)

  • Se abitate a meno di un'ora di strada dall'ospedale, potete effettuare la raccolta del seme nella tranquillità di casa vostra con l'aiuto della partner. Il barattolino con l'eiaculato deve rimanere ad una temperatura simile a quella dello scroto, quindi qualcosa meno di 37 gradi. Si può mettere tra i seni, o in una tasca interna di un cappotto, o comunque addosso in modo che non “prenda freddo”

  • Se invece abitate lontano dall'ospedale o dal laboratorio, non dovete correre il rischio di consegnare il seme da analizzare più di un'ora dopo l'eiaculazione, quindi vi consiglierei di effettuare la raccolta in ospedale anche se è oggettivamente un po' più complicato.

  • Se pensate di potervi bloccare, cosa comprensibilissima, cercate di visitare prima la struttura e di informarvi su come funziona il tutto; arrivare preparati in ogni caso aiuterà. In alcuni centri ci sono dei salottini molto discreti, in altri bisogna accomodarsi in bagno, magari con una coda di persone in attesa fuori dalla porta. Non è proprio il massimo del romanticismo, ma saperlo prima aiuta... O aiuta a decidere di far l'esame da qualche altra parte!

  • Ricordate che l'esame si effettua dopo un'astinenza compresa tra 3 e 5 giorni: non di meno e non di più, è imporante. Non serve aspettare di più pensando di avere così un numero più alto di spermatozoi; ce ne saranno di più, ma saranno di più anche quelli morti (tranquilli, è normale che un po' siano morti). Meglio seguire esattamente la procedura standard in modo da poter poi confrontare più semplicemente i risultati e in modo più attendibile.
Cosa si vede dallo spermiogramma: principalmente numero, forma (=morfologia) e capacità di muoversi (=motilità) degli spermatozoi. Vengono valutate anche delle caratteristiche più generali dello sperma come viscosità, livello di acidità (=PH) e volume oltre alla eventuale presenza di globuli bianchi, globuli rossi, batteri e altro nello sperma, per aiutare a diagnosticare possibili stati patologici.
Confrontate i Vostri valori con quelli di riferimento indicati nell'esito, e ricordate questi pochi numeri fondamentali che sono indicatori di uno spermiogramma buono:

almeno 20 milioni di spermatozoi
almeno il 30% di forme normali
almeno il 60% dotato di motilità rettilinea dopo un paio d'ore dall'eiaculazione

Attenzione, numeri diversi o peggiori di questi non sono assolutamente una diagnosi di infertilità! La fertilità è sempre di coppia, non del singolo, e si possono ottenere, per esempio, gravidanze con seme disastroso se la donna produce buoni ovociti, o viceversa nessuna gravidanza con seme ottimo, se la donna non produce o non produce più ovociti fecondabili.

Inoltre, qualora l'esito fosse bruttino, anzi diciamo pure disastroso (mettiamo pure che in tutto vi siano una decina di spermatozoi solitari per eiaculato), sappiate che anche così è possibile concepire un figlio.
“We only need ten” (="Ce ne bastano dieci") usava ripetere un famoso specialista che lavora nel migliore -a mio parere- Centro Europeo di medicina della riproduzione, questo.
Inoltre questo ramo della medicina non è di certo una scienza esatta, a causa dell'infinità di fattori, di cui solo pochi controllabili, che entrano in gioco nel processo della riproduzione umana.
Ho visto personalmente verificarsi concepimenti e gravidanze andate a buon fine là dove diagnosi definitive avevano tolto ogni speranza; perciò non credo di generare illusioni quando esorto qualcuno a non perdere mai la speranza. Fatto salvo sempre il buon senso, ovviamente.

E siccome anche in questo caso (tanto per cambiare) sulla prognosi influisce l'età dei partner, e massimamente quella della donna, la conclusione è sempre la stessa: non perdete tempo!

Se volete sapere tutto, ma veramente tutto, di come si esegue uno spermiogramma e dei valori di riferimento per valutarlo, potete leggere questa pubblicazione in inglese dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (per noi OMS, in inglese WHO).
Nel caso non abbiate voglia di leggere in inglese, ne ho trovata questa traduzione del nostro Istituto Superiore di Sanità, meno aggiornata ma penso sufficiente ai nostri scopi.
(CONTINUA)

mercoledì 23 giugno 2010

Ho 40 anni e voglio un figlio: da dove comincio?



OK, siamo pronti, la decisione è presa: da domani smetto la pillola! (O tolgo la spirale o butto via i preservativi) Cominciano le danze, si va a caccia della Cicogna.
Così comincia, per la maggioranza delle coppie, l’avventura più bella della vita.
Poi, secondo il grado di informazione, consapevolezza, responsabilità, fifa blu ed altre caratteristiche individuali, seguono altre azioni volte a favorire il concepimento e la salute del futuro bambino. Spesso è la donna ad occuparsene.
Qualcuno inizia semplicemente ad avere rapporti liberi, qualcun altro informerà il medico di base o il ginecologo. Quest’ultimo prescriverà probabilmente gli esami preconcezionali, se non sono già stati eseguiti per esempio al momento del matrimonio; la donna inizierà ad assumere acido folico, a stare più attenta a quello che mangia, all’attività fisica che svolge e via così.
Tutto questo va benissimo, e forse è perfino troppo. Di certo non si facevano tutti questi problemi i nostri antenati nelle caverne, e adesso siamo quasi sei miliardi (o li abbiamo superati, non ricordo)
A venti, trent’anni una coppia si comporta così, e nell’arco di un anno quasi nel 100% dei casi ha concepito ed è in attesa.
A quarant’anni potrebbe ancora andare nello stesso modo, ma non è affatto garantito, anzi. E perdonami se ti dico cose poco simpatiche, ma preferisco essere spiacevole adesso che non asciugare le tue lacrime dopo.
A venti o trent’anni fare accertamenti prima di un anno di rapporti liberi ha poco o nessun senso. Difficilmente un ginecologo prescriverebbe qualcosa, a meno che non sussistano condizioni di salute di uno dei due partner che potrebbero pregiudicarne la fertilità (il diabete o disfunzioni della tiroide, ad esempio).
Il problema è che anche con donne di quarant’anni e oltre qualche medico, per ragioni a me assolutamente incomprensibili, invece di correre come un pazzo applica gli stessi protocolli. Ignoranza, suppongo. Esigenza di tagliare i costi delle prescrizioni, ipotizzo.
Ma la strategia vincente a questa età è proprio il contrario: anticipare i problemi, andargli incontro e risolverli ancora prima che si presentino. E’ la cosa migliore da fare, perché per chi cerca di concepire naturalmente attorno ai quarant’anni il tempo è contemporaneamente il peggior nemico (il tempo perso) e il migliore alleato (il tempo risparmiato)
Cosa dovrebbe fare allora una coppia non più giovanissima che si appresta a cercare un figlio, oltre a ciò che fanno le coppie di qualsiasi altra età?
Qui, coscientemente, ti do un consiglio d’assalto sapendo che potrei essere accusata di esagerare in interventismo o peggio, tanto più che non sono un medico.
Ti suggerisco di eseguire subito alcuni accertamenti preliminari che da soli valgono mesi e mesi risparmiati. Ritornerò poi sull’importanza del fattore tempo, in modo più approfondito.
Ritengo molto sensato che l’uomo esegua subito uno spermiogramma. E’ un esame per niente doloroso, per niente costoso, che si può fare anche tramite SSN e che dà immediatamente rassicurazioni e notizie molto utili sul 50% dei partecipanti alla caccia alla cicogna.
Se ci sarà da intervenire sulla qualità del liquido seminale, ci potrebbero volere mesi. Se servisse un intervento (per un varicocele ad esempio), tra prenotazioni, momento opportuno e imprevisti si potrebbe scavallare l’anno di attesa. Non è meglio sapere subito se è tutto a posto?
Nel frattempo anche tu dovresti farti un’idea chiara della tua salute riproduttiva. Ci sono criteri per capire se dovresti preoccuparti oppure no. Io ti dico: fregatene, e preoccupati in ogni caso! Qui non paga essere leggeri e spensierati: non stiamo giocando!
Non importa se tua nonna e tua madre sono andate in menopausa a 65 anni e hanno avuto il loro quindicesimo figlio a 60 (sto ovviamente stressando il concetto). La genetica sicuramente ti favorisce, ma magari sei una fumatrice, magari tua madre e tua nonna non ingoiavano la stessa quantità di pesticidi che ingoi tu, magari c’è qualche sconosciuto fattore genetico che ti sta facendo le scarpe: noi non vogliamo correre rischi, noi vogliamo che tu concepisca un bel bimbo sano il più presto possibile. Se a quarant’anni non hai fretta, vuol dire che ti è sfuggito qualcosa di essenziale.
Bisogna appurare al più presto questi fatti:

  • Se ovuli

  • Se le tube sono aperte

  • Se il tuo utero è accogliente per un embrione
Certamente, visto che hai quarant’anni suonati, il tuo preparatissimo ginecologo ti ha già prescritto:
  •  I dosaggi ormonali in terza giornata
  •  Almeno una sonoisterosalpingografia, se non addirittura un’isterosalpingografia
  •  Un’eco 3D dell’utero, se non direttamente un’isteroscopia.
Purtroppo, ci posso scommettere la testa che non lo ha fatto. E qualche ragione ce l’ha: per controllare i dosaggi ormonali basta un prelievo di sangue, gli altri due esami sono invasivi (per quanto niente di tragico, eh? Li ho fatti tutti, spermio a parte… lo so!) e difficilmente ti verranno prescritti senza una fondata ragione per supporre che vi siano dei problemi.
Ma è proprio qui che casca l’asino! La ragione per supporre che vi siano dei problemi c'è! E’ la tua età. L’approccio “Non tiriamo fuori subito l’artiglieria pesante” nel tuo caso non solo non va bene ma è dannoso.
E’ perfetto per una ventenne o una trentenne che hanno tutto il tempo del mondo per correre ai ripari, una volta verificato che non hanno concepito dopo 6-12 mesi di rapporti liberi.
Tu devi esagerare, credimi. Ammesso che il verificare che esista la possibilità di concepire, in una donna che non ha tempo da perdere, sia esagerato.
E’ esagerato procurarsi pennelli e vernice per dipingere una casa? Il concepimento richiede alcune cose dalle quali non si può prescindere, ovvero un ovulo e uno spermatozoo, che si devono incontrare per generare un embrione, che deve trovare un posticino accogliente per annidarsi e crescere.
Gli accertamenti che ti ho suggerito non fanno altro che verificare la sussistenza di questi tre elementi imprescindibili. Tu sei sicura che si tratti di un’esagerazione, alla nostra età?
Vediamo uno per uno in cosa consistono questi esami, che notizie danno e qualche suggerimento pratico su dove e come eseguirli.
(CONTINUA).







venerdì 18 giugno 2010

La lunga Gravidanza del mio amico G.


Ieri dopo un'impegnativa mattinata di numeri e prospezioni esco a pranzo con il mio amico e collega G.
Ci servono l'antipasto e tra un carciofino e un'oliva finiamo di commentare il business plan che abbiamo preparato, l'affidabilità del cliente e l'esito probabile di tutto l'ambaradàn che abbiamo messo in piedi. All'arrivo del secondo abbiamo esaurito gli argomenti legati al lavoro.
Quando arriva il caffè non mi tengo più e faccio la fatidica domanda. “Come va? Avete novità?”.
G. e la moglie hanno fatto domanda di adozione credo almeno due anni fa, hanno seguito i corsi preparatorii ed hanno infine scelto l'adozione internazionale. Sanno che il loro figlio, o figlia, verrà da un Paese africano, uno dei più poveri e travagliati, dove oltretutto c'è anche la guerra.
Gli occhi di G. si fanno grandi e profondi. Guarda da una parte e nemmeno io so più dove guardare; mannaggiammè e alla mia lingua lunga, ma non potevo farmi i fatti miei, ma perchè mi vado sempre a cacciare in queste situazioni, sono un'idiota, penso, nella frazione di un secondo.
Solo che proprio non riesco a trattenermi quando si tratta di storie di famiglie, di mamme papà e bambini, figli di pancia o figli di cuore poco importa. Non ce la faccio, ho ancora io stessa troppe ferite aperte, e allora cerco studio guardo e indago, cerco soprattutto risposte, forse stupide rassicurazioni quando confronto il sogno della famiglia che avevo da bambina e quello che poi è in realtà accaduto. Tutto un altro film.
Così guardo i film degli altri, imparo, mi consolo, prendo esempio, mi arrabbio e mi rattristo oppure mi rallegro e penso a quanto sono fortunata. Che vergogna: non trovo ancora pace in me stessa, non sono abbastanza matura e saggia. Unica attenuante, offro in cambio un cuore di burro (me l'ha messo nel petto mio figlio quando è nato) pronto a sciogliersi in modo perfino imbarazzante davanti alle storie degli altri, soprattutto se si tratta di bambini.
Ma torniamo a G.
“Sai, stiamo aspettando” mi dice. “E' dura, durissima. Io e L. ci siamo imposti di non pensarci perchè altrimenti stiamo troppo male. Ci siamo detti, facciamo del nostro meglio, facciamo bene e in fretta tutto quello che possiamo e poi cerchiamo di non pensarci.”
Io faccio la solita domanda che si fa ad una mamma o un papà in attesa. “E' maschio o femmina? Lo sapete già?” E G. con una semplicità disarmante: “No, ma va', non abbiamo nemmeno l'abbinamento..."
Eh già. In effetti, quando aspetti un bambino non sai il nome, non conosci il viso. Sai solo che c'è, da qualche parte, e fin quando non lo senti scalciare non sai nemmeno bene dove.
G. continua.
“C'è una coppia qui che è in attesa per il nostro stesso paese e hanno già l'abbinamento. Lo hanno visto solo in fotografia”
Proprio come quando fai l'ecografia.
G.fa un respiro profondo. “Anche il bambino ha le loro foto”aggiunge. “Dall'istituto gli hanno detto che gira tutto il giorno con le braccia attorno al corpo, come per abbracciarsi, con la foto di mamma in una mano e di papà nell'altra”
“Sai, là c'è la guerra e tante malattie brutte. Il bambino è in istituto ma anche lì non è al sicuro. Può morire da un giorno all'altro e loro stanno letteralmente impazzendo perchè non possono andarlo a prendere. E sono solo questioni burocratiche sai, lungaggini inspiegabili.”
Gravidanza a rischio.
Si aggiusta sulla sedia e io non so più dove guardare, ho in gola il classico nodo da manuale, anzi è un nodo di Gordio che non si scioglie e cominciano a pizzicarmi gli occhi. Non voglio che si accorga che mi sono commossa, e poi è imbarazzante perchè sbirciando vedo che anche lui ha gli occhi lucidi.
Così capisco che non fa una grande differenza che conosca o no il nome di suo figlio. Non conoscendolo, è diventato papà di un intero paese, anzi di un continente.
Anzi adesso ho capito, è incinto, sta per diventare papà di tutti i bambini del mondo. Certo che è incinto, non serve mica l'utero per aspettare un figlio, basta il cuore e quello ce l'hanno tutti, uomini e donne.
Lo dico sempre che mio figlio mi ha resa mamma di tutti i bambini del mondo, ora mi rendo conto che ho scoperto l'acqua calda. Non è successo solo a me, succede a chiunque accolga o si prepari ad accogliere un bimbo. Sono i bambini che ti rendono genitore, con la loro stessa esistenza. Con il loro disperato bisogno di una mamma e di un papà. Figli di pancia o figli di cuore poco importa.
Ogni tanto mi capita di ascoltare la canzone di Povia, “I bambini fanno oh”, non chiedetemi perchè (non lo so) ma mi tocca in modo incredibile...
E appunto, c'è una frase che dice
perchè mi lasci solo, senza qualcuno nessuno può diventare un uomo
E giù lacrimoni!
Tacciamo tutti e due, io e G. , e dopo alcuni interminabili secondi arriva il cameriere e ci tenta con un dolce fuori tempo massimo. Arrivano due coppe scandalose di gelato alla crema fatto in casa con, udite udite, zabaione caldo! A giugno! Un anacronismo nel quale ci tuffiamo armati di cucchiaini col manico lungo.
Mangia il tuo gelato, caro G., non ti farà male anche se sei incinto. Speriamo che passi in fretta, che tuo figlio arrivi prestissimo, che la tua interminabile gravidanza finisca. Entro l'anno, sarebbe troppo bello Natale con tuo figlio. Ma sappiamo che questo non è un mondo perfetto.
PS Il video all'inizio è un pò crudo, ma resistete 3 secondi, fino a quando inizia la canzone, e guardatelo. L'ho scelto tra gli altri perchè ha foto di bambini veri e di tutti i colori

martedì 15 giugno 2010

Ditemi che non avevo ragione!


Proprio qualche giorno fa scrivevo in questo post quanto mi irritino le banalità dei giornalisti sul tema della maternità dopo i 40 anni.


Ammetto di avere il nervo scoperto in merito. Io ho faticato come una bestia per diventare mamma; avrei voluto cominciare la caccia alla cicogna nemmeno trentenne, ho dovuto aspettare appena dopo i trenta, ci sono riuscita dopo una storia che sembra un romanzo a 40 e più anni.
Preciso, ma lo vedete da voi se lo leggete, che l'articolo è abbastanza clemente nei nostri confronti. La giornalista non pare averci in particolare antipatia, per fortuna, mentre in altri casi ci massacrano più o meno velatamente.

Però davanti a frasi come queste non posso non sbattere la testa nel muro!


Sono le mamme ultraquarantenni. Quelle che prima si concentrano sul lavoro,

Certo, mi sono concentrata sul lavoro. Non potevo fare altrimenti, visto che tutto il mondo restava incinto e io no!

Donne che si sentono solo figlie, che temono di perdere la libertà, che privilegiano la carriera, che non trovano il potenziale padre perfetto dei loro figli.

Grazie per la seduta di psicanalisi gratis...


«Diventare mamma a 40 anni non è un problema»

Non è un problema? Prrrrrrrrova! come dicevano Cochi & Renato in una canzone. Poi mi fai sapere. Fatti anche un giretto in qualche forum sull'infertilità, così per gradire.


E poi non scordiamoci che le quarantenni di oggi sono in forma, attente a salute e alimentazione: fra loro e le quarantenni di 20 anni fa c’è un abisso». L’orologio biologico ormai non segna l’ultima ora scaduti gli “enta”,

Scientificamente una stupidata. Ne parlerò in modo approfondito in un lavoro che sto preparando. Dal punto di vista riproduttivo siamo come la nostra scimmiesca antenata Lucy... Non illudiamoci, ascoltando queste banalità rischiamo solo di perdere del tempo prezioso.


«per i bambini è fondamentale avere una madre giovane, che fa progetti, costruisce casa, cresce sul lavoro. Deve vedere l’esperienza di vita dei suoi genitori. Una mamma arrivata non fa bene al suo sviluppo. E non sottovalutiamo i nonni, a questo punto troppo vecchi».

Qua non mi spreco neanche a commentare io stessa. Gli farò rispondere direttamente da mia madre, che si occupa di mio figlio per due ore tutti i giorni. In questo periodo me lo tiene anche un pò di più, il mio adorato pacchetto, perchè io e suo padre ci stiamo occupando giustappunto della nostra casa nuova, nella quale speriamo di trasferirci presto

Ma suvvia... Ma non ce la fate proprio a essere un pochino originali, signori giornalisti?
Non avete voglia di rispondere per le rime ragazze? Non avete voglia di raccontare la vostra storia? Proviamo a sostituire le donne vere ai luoghi comuni, dai. Qui c'è tutto lo spazio che volete.

lunedì 14 giugno 2010

Notte prima degli esami

Domani la nostra Young Lady comincia gli esami di Stato.
Mr. Wonder mi fa una gran tenerezza. Sono certa che vorrebbe essere con lei stasera e che non gli sia bastato sentirla per telefono.
So che vorrebbe controllare che lei abbia tutto il necessario nello zainetto, cosa indosserà domani, che abbia uno spuntino da mangiare nell'intervallo...
Magari le avrebbe fatto ripetere ancora qualche lezione prima di dormire.
Il mio amore è un padre meraviglioso e presente, e sento che stasera sta soffrendo. Non so se sono sensi di colpa, nostalgia, ansia o tutte e tre le cose insieme: propendo per quest'ultima ipotesi.
Brutta storia le separazioni quando ci sono di mezzo dei figli. Orripilante luogo comune, ma vero. Stasera me ne rendo conto in modo particolare.
Mi chiedo come posso aiutarlo.
Posso forse ricordargli come sono andate le cose, non è il caso qui di entrare in dettagli, e che non ha niente da rimproverarsi.
Ha sempre agito per il meglio, in ogni passo della sua vita, mettendo la figlia in cima alla lista delle priorità e ricordandosi di se stesso solo per non perdere la sua dignità -il che avrebbe fatto del male sia a lui che alla piccola.
Può attingere al conforto interiore di chi sa che ha fatto tutto il possibile, e anche qualcosa di impossibile- per continuare a essere un padre presente e premuroso. Chilometri e chilometri anche nel cuore della notte, tempo, energie, per esserci ed esserci al momento giusto. Io questo voglio che se lo ricordi sempre.
Io lo so, sono testimone. Non credo di essere di parte. Sono obiettiva, non gli risparmio niente, e lo amo anche perchè è un padre così.
Posso ricordargli tutte queste cose e aiutarlo a darsi un po' di pace, ma non posso fare niente, purtroppo, per restituirgli la quotidianità che ha perso con sua figlia. Duro da digerire, ma è così.
Ora sta mettendo a letto il Cucciolo, leggono insieme un libro di Winnie The Pooh. Prima, hanno telefonato insieme alla Lady e il piccolo è riuscito a dirle Occa Lupo!”. Spero che il giretto nel Bosco dei Cento Acri, e l'overdose di coccole, facciano a Mr. Wonder il giusto effetto.
Spero che la Lady senta quanto le sono vicini suo padre e il suo fratellino.
Io le ho mandato un sms: “In bocca al lupo per domani. Falli neri!”
In bocca al lupo per questa prova importante piccola, che per te non è la prima della vita, perchè ti sei già sciroppata la separazione dei tuoi genitori. Andrà tutto bene, vedrai.

Buonanotte
B.

P.S.: Non ho idea di come sia finita la partita, qui non siamo patiti né di televisione né di calcio. Ma poiché non sento cori trionfanti, mi sa che non è andata molto bene...

venerdì 11 giugno 2010

CERCARE UN FIGLIO DOPO I 40

Non passa settimana che qualche magazine femminile, cartaceo o virtuale, non pubblichi un articolo sul "fenomeno in continua espansione delle donne che decidoni di fare il primo figlio dopo i quaranta bla bla bla"
Mi fanno quasi tutti arrabbiare.
Li trovo quasi tutti irritanti, per una ragione o per l'altra.
Alcuni la fanno facile e trillano gioiose banalità sulla Tale che a cinquantacinque anni aspetta 4 gemelli (evidente ovodonazione se non addirittura doppia donazione, di seme e di ovociti)
Altri la fanno solo difficile, terrorizzandoti con anomalie cromosomiche e gravidanze da incubo. Quasi tutti cianciano “sempre più donne decidono di fare un figlio dopo avere raggiunto la stabilità economica e la realizzazione personale” e, in modo neanche troppo velato, ti condannano perchè hai preferito lavorare piuttosto che fare figli. E pazienza se a nessuno verrebbe mai in mente di rinfacciare la stessa cosa a un uomo, e pazienza se in questo Paese lavorare a tempo pieno e allevare figli sono due attività quasi del tutto incompatibili.
Pochi o nessun servizio parlano con vero amore di quelle, per esempio, che hanno trovato l'uomo giusto a quarant'anni, e solo ora possono permettersi di immaginare di mettere al mondo un figlio.
O di quelle a cui è crollato il mondo addosso per la fine di una storia importante e che poi, con coraggio e fatica, si sono rifatte una vita, e adesso darebbero la mano destra per avere un figlio col loro compagno.
O di quelle che un figlio l'avrebbero anche fatto prima, MOLTO prima, ma la cicogna aveva perso l'indirizzo di casa loro. Migliaia di donne che soffrono nel corpo e nell'anima per l'infertilità, che hanno visto passare tanti treni e li hanno persi tutti, ma coraggiosamente non mollano, non si danno per vinte, continuano a correre dietro ai loro sogni con coraggio e determinazione.
Tutte queste storie non vengono bene dentro al luogo comune, sono più difficile da raccontare e complicano troppo l'articolo.
Io appartengo all'ultima categoria, quelle che hanno penato tutta la vita prima di riuscire a concepire e portare a termine una gravidanza, e su questo tema ho proprio il nervo scoperto. Ditemi anche solo per sbaglio che me lo sono voluta io, e vi salterò alla giugulare.
Questo diario esiste anche per questo: per dare voce a queste donne e alle loro storie. Per ora è solo il blog di una di loro, spero che cresca ed evolva rapidamente diventando qualcosa di più. Nell'ideale, un punto d'incontro, un centro di aiuto e supporto, una fonte di pensieri positivi e buone idee.
Ci sto lavorando su. Io ce la metto tutta, datemi ancora un po' di tempo, seguitemi e supportatemi e se lo desiderate cominciate a raccontare anche le vostre storie.
Buon fine settimana, con amore.
B.

venerdì 4 giugno 2010

Vi parlo di me, mamma over 40


Il pudore, o il superego cazzato a ferro, non lo so, mi pongono continuamente la fastidiosa domanda: ma cosa credi di avere da dire, tu, di interessante?
Credi di essere speciale? Che fai, ti prendi dello spazio su Internet, ci scrivi i tuoi deliri notturni (perché notturni: perché di giorno non è concesso delirare. Fino alle 19 me lo vietano il mio capo e l’azienda che mi dà lo stipendio, dopo le 19 me lo vietano i miei Capi, soprattutto quello duenne :-) )… Perso il filo. Dicevo: prendo dello spazio su Internet, ci scrivo i miei deliri e pretendo anche che a qualcuno interessino? Che qualcuno li legga?
In realtà, cara lettrice o caro lettore, mi interessi di più tu.
Io incomincio a raccontarti me stessa, ma sono molto più interessata a chi sei tu, a quello che abbiamo in comune e a condividere qualcosa. In effetti all’inizio più che un blog avevo in mente un forum, o un sito con forum, oppure qualcosa a cui ancora non so che nome dare. Ma da qualche parte dovevo pure cominciare, e allora eccomi qui con Blogger dopo avere seguito un consiglio molto molto competente –questo tema merita un articolo a parte, ci tornerò su presto.
Così molto semplicemente ti dirò chi sono, e tu deciderai se quello che ho da dire ti interessa, se tra le nostre storie ci sono intrecci, comunioni, fusioni. Gli altri siamo noi.
La prima cosa che mi piace dire di me è che, anche se alla data in cui metto online il mio blog ho 44 anni, in realtà di anni ne ho solo due. Perché in effetti circa due anni fa sono rinata, quando è nato mio figlio.
Mio figlio, questo piccolo immenso essere umano che mi ha cambiata non di meno che se avesse preso le mie cellule, una per una, e ne avesse riprogrammato il codice emozional-genetico.
Mio figlio, che mi ha svelato un modo di amare per il quale tutto il resto, semplicemente, non conta più che un inciso quotidiano, le notizie meteo di oggi o un biglietto del tram già usato; un rumore di sottofondo, un fruscio a confronto di una melodia potente ed ispirata che rimbomba nella notte.
Oh, intendiamoci, pare poesia ma io sono la madre più prosaica sulla faccia della terra.
Sono fuori per lavoro, proprio come te, 10 ore al giorno. Annaspo nella gestione della casa, come compagna lascio a desiderare –nel vero senso della parola, perché ormai qua più che un paio di volte al mese non si batte chiodo :-), perdo per strada le amiche e non faccio mai la spesa, ci pensa Mr. Wonder.
Mr. Wonder è il mio compagno e sembra uscito da un fotoromanzo, anzi no, perché quelli dei fotoromanzi (a proposito: che fine hanno fatto i fotoromanzi? Dal parrucchiere non ci sono più!) avevano sempre la piega perfetta e gli occhioni sognanti, ma non li vedevi mai pulire la cacca dei gatti, cambiare pannolini, verniciare gli infissi, fare la spesa, pulire il top della cucina e alla mattina riuscire ad alzarsi presto per la pratica spirituale. Lui, Mr. Wonder, in comune con quelli dei fotoromanzi ci ha solo il fatto di essere un gran bel pezzo di figliolo. Poi quelli dei fotoromanzi stavano sempre con certe gnocche da paura, lui invece sta con me che sono all’incirca raddoppiata di volume da quando è nato il Cucciolo, e pare addirittura trovarmi attraente –assolutamente inspiegabile.
Mr. Wonder è anche l’orgoglioso papà di Young Lady, neoadolescente meravigliosa e capricciosa, fiera sorella maggiore del Cucciolo, e mia grande amica. Grande per me… Spero anche per lei, a occhio e croce direi che le sono simpatica! Condividiamo l’amore per i nostri due uomini, quello grande e quello piccolo, la passione per i libri di vampiri, Jacob Black, e la cioccolata. Ogni tanto per farmi felice fa finta di essere contentissima che le abbia insegnato a lavorare all’uncinetto. E mi accompagna al cinema a vedere la saga di Twilight, se no con chi caspita ci sarei andata ;-) ?
Completano il quadro Le Salsiccie (due gatti non esattamente nel loro peso forma), un albero di limone, una casa molto molto disordinata e un paio di grandi sogni ancora da realizzare, che meritano un capitolo a parte.
Il tutto condito dal battito del mio cuore incredulo e pieno di gratitudine.

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